Una visita ‘particolare’ raccontata da un volontario della Casa Madonna dell’Uliveto…
In otto anni di volontariato alla Casa Madonna dell’Uliveto ho visto piangere molte persone per la perdita di un loro caro ma non mi sono mai commosso così tanto come in quel pomeriggio, in cui nessuno se ne era andato e nessuno piangeva .
Erano venute una giovane donna e sua figlia per fare visita ad un ospite di cui non sapevo nulla. Sapevo solo che bisognava filtrare i visitatori che volevano salutarlo, e quel giorno erano venuti in tanti. Doveva essere una persona molto conosciuta ed amata per avere tanti amici e forse stava troppo male per ricevere tante visite.
La ragazza mi disse che era una sua allieva e desiderava salutare il professore. Discesi le scale con la speranza, in cuor mio, che le sarebbe stato concesso quel saluto.
“No, la visita non è possibile, il professore è troppo stanco”, mi disse l’infermiera dopo essersi accertata delle condizioni dell’ospite.
Risalii le scale portando quel diniego come un macigno sulle spalle. Quanta forza d’animo doveva aver spinto quella ragazza lì all’Hospice, quanta doveva essere la sua riconoscenza che voleva manifestare al suo professore. Forse furono questi i pensieri che inconsciamente feci dal momento che la voce mi si ruppe in gola quando dovetti dire quel “no”. Non so se ci fu delusione o comprensione negli occhi della ragazza. Con un sorriso mi allungò un fiore giallo che teneva nelle mani e un pacchetto contenente “un pensiero per il suo professore”, chiedendomi se potevo consegnarglieli. Riscendendo la scala con quei semplici e preziosi doni mi sentii messaggero di un saluto troppo profondo, troppo denso di significati perché le mie difese emotive potessero reggere.
Questo episodio mi ha lasciato un’intensa emozione che non riesco ad esprimere, ma che è ancora viva in me.
Probabilmente – mi sono detto nei giorni successivi – mi ero immedesimato troppo in quella situazione, avrei voluto per quella ragazza quello che io ritenevo fosse giusto per lei, senza considerare che chi ha il diritto di decidere è sempre e solo l’ospite. Del resto, come continuamente ci ricordano nei corsi di formazione, il riconoscimento del limite dell’altro è principio basilare della cura, e il quotidiano ce ne chiede conto.
Gian Franco Nasi
Tante in realtà sono state le visite al ‘professore’ da parte dei/lle suoi/e studenti e questi alcuni pensieri che hanno lasciato. Li condividiamo nell’idea che la ‘cura’ ricompensi ampiamente chi l’ha scelta come pratica di vita e di relazione.
E’ un prof. fantastico e ora siamo tutti qui a turni per ringraziarla e salutarla. Non importa se parlare per lei è difficile, ci ha dato in questi anni, è arrivato il momento di ricambiare il favore.
Ciao prof., gli anni passati con lei mi hanno motivato ed ispirato ad andare avanti. Sotto i suoi consigli ho iniziato il servizio civile e ho trovato il posto adatto a me.
Devo confessarti che, come uno stupido, ho preso a fumare, ma ti prometto che smetto entro la fine dell’estate, pensando alla tua forza di volontà…
La ringrazio per essersi scritto il giorno del mio compleanno e per avermi fatto gli auguri anche se sono stata assente nella sua ora, la ringrazio per le esperienze alla mensa della Caritas e a San Patrignano, per i sorrisi, la gioia e e la speranza che ci trasmette.
Di professori in 13 anni di scuola ne ho avuti tanti ma lei è speciale! Ha quel non so che, nel suo modo di fare, che fa amare la vita agli altri, che fa capire che la vita va vissuta a pieno, qualunque cosa accada.